Disturbi dell’Apprendimento

Questi disordini sono intrinseci all’individuo, presumibilmente legati a disfunzioni del sistema nervoso centrale e possono essere presenti lungo l’intero arco di vita.

I disturbi specifici di apprendimento (learning disabilities) costituiscono un termine di carattere generale che si riferisce a un gruppo eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e uso di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica.

Problemi relativi all’autoregolazione del comportamento, alla percezione e interazione sociale possono essere associati al disturbo di apprendimento ma non costituiscono, per se stessi, disturbi specifici di apprendimento.

Benché possono verificarsi in concomitanza con altre condizioni di handicap (per esempio, danno sensoriale, ritardo mentale, serio disturbo emotivo) o con influenze esterne come le differenze culturali, insegnamento insufficiente o inappropriato, i disturbi specifici di apprendimento non sono il risultato di queste condizioni o influenze.

L’espressione inglese usata per denominare questo disturbo è “Learning Disabilities” (LD), in italiano disturbi specifici dell’apprendimento o più semplicemente disturbi dell’apprendimento. All’interno della categoria però non c’è solo la dislessia ma altri tre problemi ossia la disgrafia (l’incapacità di scrivere in modo comprensibile), la disortografia (l’incapacità di scrivere in modo corretto, facendo tantissimi errori di ortografia) e la discalculia (difficoltà con i numeri e i calcoli, anche quelli più semplici).

Definire i disturbi dell’apprendimento non è comunque cosa facile; nel corso del tempo sono state date innumerevoli definizioni del problema, ognuna diversa dall’altra a seconda dei parametri che venivano di volta in volta presi come riferimento.

L’utilizzo del termine “disturbo specifico dell’apprendimento” si riferisce a difficoltà di lettura (dislessia) di scrittura (disgrafia e disortografia) e di calcolo (discalculia);

Spesso le difficoltà di lettura, scrittura e calcolo si presentano insieme;
I fattori biologici hanno il loro peso nei disturbi dell’apprendimento;

È necessario escludere dalla categoria tutti quei bambini le cui difficoltà scolastiche sono da ricondurre ad altri motivi come minorazioni cognitive o sensoriali, problematiche psicologiche e relazionali;

L’importanza di distinguere tra disturbi dell’apprendimento e difficoltà scolastiche è evidente se si pensa che se è probabile che un bimbo con disturbi dell’apprendimento abbia problemi a scuola non è necessariamente vero il contrario.

È importante distinguere inoltre fra disturbi dell’apprendimento e difficoltà ad essi correlate, che non rientrano in tale categoria.

Spesso molte altre difficoltà accompagnano i disturbi dell’apprendimento quali sintomi minori e non sempre evidenziabili a scuola, come incertezze linguistiche, spaziali, temporali, motorie.

A volte i bambini fanno fatica ad imparare a leggere l’orologio, o ad allacciarsi le scarpe, o possono non eccellere in quelli sport che richiedono un’elevata coordinazione.

Possono avere difficoltà a ricordare parole che appartengono a certe categorie oppure in sequenza (i mesi dell’anno, o i nomi delle città, contare all’indietro) o nello stimare le distanze tra due luoghi.

Nessuno di questi sintomi può essere, di per sé, interpretato come un disturbo dell’apprendimento, cosi come nessuna attività riabilitativa potrà focalizzarsi su questi aspetti secondari.

Ci sono poi un’altra serie di problemi, legati al rapporto tra l’ambiente e i disturbi dell’apprendimento, come la scarsa autostima, la frustrazione e la rabbia accumulate che spesso sfociano in aggressività, il voler evitare le prove o le situazioni difficili. Tutti questi aspetti però non possono essere generalizzati, ogni bambino in questo caso costituisce una storia a sé, nel senso che la risposta che l’ambiente da a questi problemi non è certamente sempre la stessa ma è inquadrabile nella storia personale di ognuno.

Non è dunque semplice orientarsi nel groviglio di definizioni e di problemi che sottostanno ai disturbi dell’apprendimento, anche se gli organismi scientifici, i ricercatori e i clinici sono concordi nel riconoscere quattro categorie al loro interno:

Disgrafia

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento, in assenza di deficit intellettivi e neurologici, che incide sulle funzioni fondamentali della scrittura.

Si può manifestare in vari modi:

  • scarsa leggibilità;
  • lentezza e stentatezza;
  • disorganizzazione delle forme e degli spazi grafici;
  • scarso controllo del gesto;
  • confusione e disarmonia;
  • rigidità ed eccessiva accuratezza;
  • difficoltà nell’atto scrittorio in presenza di crampi o dolori muscolari

Va individuata precocemente in quanto tende a peggiorare nel tempo, può avere riflessi sullo sviluppo della personalità e incidere negativamente sul rendimento scolastico, innescando sentimenti di delusione, scoraggiamento e demotivazione.

Si può prevenire durante la scuola dell’infanzia attraverso l’esame della grafomotricità e la proposta di esercizi ed attività ludiche preparatorie al gesto grafico nonché durante il primo ciclo della primaria attraverso una adeguata modalità di insegnamento e consolidamento della scrittura.
La scrittura disgrafica necessita di un intervento specialistico tempestivo.

Si può rieducare con tempi, metodi e tecniche adeguate, dopo aver effettuato una anamnesi completa del soggetto disgrafico (bambino, adolescente o adulto) condotta attraverso:

  • il colloquio, in età scolastica con i genitori e/o l’insegnante;
  • l’esame della motricità generale, della scrittura e del disegno.

Questi strumenti consentiranno di individuare le cause delle difficoltà grafomotorie e di predisporre un intervento personalizzato.

Discalculia

La discalculia è una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione di situazioni problematiche.

I simboli numerici sono quantitativamente inferiori rispetto a quelli alfabetici (10 cifre contro 21 lettere), ma complessa è la loro combinazione che si basa sul valore posizionale. Per molti bambini, infatti, non c’è differenza tra 15 e 51 oppure tra 316 e 631, in quanto essi, pur essendo in grado di denominare le singole cifre, non riescono ad attribuire significato alla loro posizione all’interno dell’intero numero.

Spesso alla base ci sono difficoltà di orientamento spaziale e di organizzazione sequenziale che si evidenziano sia nella lettura che nella scrittura dei numeri ( il numero 9 viene confuso con il 6; il numero 21 con il 12; il 3 viene scritto al contrario così come altri numeri…).

Oltre a questo esistono coppie di numeri che hanno tra loro una lieve somiglianza, come ad esempio il numero 1 e il numero 7; il 3 e l’8; il 3 e il 5.

Confondere queste cifre significa anche non attribuirle alla giusta quantità, per cui non è raro che anche semplici esercizi vengano svolti in modo errato.

Chiediamoci allora: “Il soggetto non sa contare oppure non distingue adeguatamente i simboli numerici?”
Di solito è presente la capacità di numerare in senso progressivo, cioè di procedere da zero in poi (1-2-3-4-5…), ma non quella di numerare in senso regressivo, partendo cioè da una determinata cifra e andando indietro ( 6-5-4-3-2-1-0).

Un altro ostacolo che crea al soggetto situazioni di disagio è la difficoltà a memorizzare la tavola pitagorica con conseguente impossibilità ad eseguire correttamente moltiplicazioni e divisioni.

Anche alla base della discalculia ritroviamo carenze relative alle abilità percettivo-motorie, ma, non di rado, le difficoltà logico-matematiche sono attribuibili anche a una carenza di esperienze concrete.

Fin dalla primissima infanzia il soggetto deve conoscere il mondo, manipolare gli oggetti, raggrupparli secondo criteri, costruire con essi strutture via via più complesse.

Alla scuola materna e nel primo ciclo di scuola elementare queste esperienze continuano ad essere molto importanti, l’uso del materiale concreto (oggetti, immagini, blocchi logici, regoli in colore, multibase) è indispensabile per guidare il soggetto verso la conquista dei concetti fondamentali.

L’uso dei simboli, la memorizzazione delle regole esecutive e delle cosiddette “tabelline” vengono dopo e devono essere conquiste graduali e non meccanismi superficiali che tanto facilmente si dimenticano.

La discalculia è, quindi, una difficoltà specifica nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione di situazioni problematiche.

Principali elementi di riconoscimento:

  • Difficoltà nel manipolare materiale per quantificare e stabilire relazioni
  • Difficoltà nella denominazione dei simboli matematici
  • Difficoltà nella lettura dei simboli matematici
  • Difficoltà nella scrittura di simboli matematici
  • Difficoltà a svolgere operazioni matematiche
  • Difficoltà nel cogliere nessi e relazioni matematiche

Abilità di base particolarmente compromesse

  • Lentezza nel processo di simbolizzazione
  • Difficoltà percettivo-motorie
  • Difficoltà prassiche
  • Dominanza laterale non adeguatamente acquisita
  • Difficoltà di organizzazione e di integrazione spazio-temporale
  • Difficoltà di memorizzazione
  • Difficoltà di esecuzione di consegne in sequenza

Disortografia

La disortografia è la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici.

Essa si presenta con errori sistematici che possono essere così distinti:

  • Confusione tra fonemi simili
    Il soggetto confonde cioè i suoni alfabetici che si assomigliano, ad esempio F e V; T e D; B e P; L e R, ecc.
  • Confusione tra grafemi simili
    In questo caso il soggetto ha difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma, ad esempio: b e p;
  • Omissioni
    E’ frequente che il soggetto tralasci alcune parti della parola, ad esempio la doppia consonante (palla-pala); la vocale intermedia (fuoco-foco); la consonante intermedia (cartolina-catolina).
  • Inversioni
    Questo tipo di errore riguarda le inversioni nella sequenza dei suoni all’interno della parole, ad esempio: sefamoro anziché semaforo.

La disortografia può derivare da una difficoltà di linguaggio, da scarse capacità di percezione visiva e uditiva, da un organizzazione spazio-temporale non ancora sufficientemente acquisita, da un processo lento nella simbolizzazione grafica.

La disortografia è, quindi, la difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole in simboli grafici.

Principali elementi di riconoscimento:

Confusione tra fonemi simili

  • Difficoltà nel discriminare suoni alfabetici (F-V P-B S-Z C-G …) tra grafemi simili
  • Difficoltà a riconoscere i segni alfabetici che presentano somiglianza nella forma ( b- p a-e m-n …) Omissioni
  • Mancanza di alcune parti della parola( la doppia consonante; la vocale intermedia; la consonante intermedia.
  • Inversioni
  • Difficoltà nel rispettare la sequenza dei suoni all’interno della parole (sefamoro anziché semaforo).

Abilità di base particolarmente compromesse:

  • Difficoltà di linguaggio
  • Scarse capacità di percezione e discriminazione visiva e uditiva
  • Organizzazione e integrazione spazio-temporale non ancora acquisita
  • Processo lento nella simbolizzazione grafica
  • Difficoltà metafonologiche
  • Dominanza laterale non adeguatamente acquisita

Dislessia

Perché questo bambino non sa leggere? Perché scrive così male? Perché non sa le tabelline?

Forse il suo problema è la dislessia.

La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente.

Leggere e scrivere sono atti cosi’ semplici e automatici che risulta difficile comprendere la fatica di un bambino dislessico.

La dislessia non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambientali o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici. Il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo le sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica. Perciò si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara.

La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo e, talvolta, anche in altre attività mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e – di solito – vivaci e creativi.

Il bambino dislessico ha difficoltà scolastiche, che di solito compaiono già nei primi annidi scuola persistono negli anni seguenti.

Il bambino spesso compie nella lettura e nella scrittura errori caratteristici come l’inversione di lettere e di numeri (es. 21 – 12) e la sostituzione di lettere (m/n; v/f; b/d). A volte non riesce ad imparare le tabelline e alcune informazioni in sequenza come le lettere dell’alfabeto, i giorni della settimana, i mesi dell’anno.

Può fare confusione per quanto riguarda i rapporti spaziali e temporali (destra/sinistra; ieri/domani; mesi e giorni) e può avere difficoltà a esprimere verbalmente ciò che pensa.

In alcuni casi sono presenti anche difficoltà in alcune abilità motorie (ad esempio allacciarsi le scarpe), nel calcolo, nella capacità di attenzione e di concentrazione.

Spesso il bambino finisce con l’avere problemi psicologici, ma questo è una conseguenza, non la causa della dislessia.

Anche dopo le elementari persistono lentezza ed errori nella lettura, che ostacolano la comprensione del significato del testo scritto. I compiti scritti richiedono un forte dispendio di tempo. Il bambino appare disorganizzato nelle sue attività, sia a casa che a scuola.

Ha difficoltà a copiare dalla lavagna e a prendere nota delle istruzioni impartite oralmente. Talvolta perde la fiducia in se stesso e può avere alterazioni del comportamento.

Ogni dislessico è diverso dall’altro perché la dislessia non è una entità monolitica.

Essa si presenta come un complesso di caratteristiche che ogni dislessico condivide in misura più o meno estesa.

Di seguito è riportato un elenco di tratti, comportamenti, abilità, differenze percettive o di sviluppo che possono essere presenti in misura più o meno ampia negli individui dislessici.

Tanto più alto è il numero delle risposte affermative, tanto maggiore è la probabilità che si tratti di dislessia. In tal caso è necessario rivolgersi ad uno specialista (psicologo) per avere una diagnosi.

  • L’acquisizione delle abilità connesse alle prime fasi dello sviluppo è stata più lenta rispetto alla media (camminare, parlare, ecc.).
  • La capacità di lettura e scrittura è significativamente inferiore alla vivacità intellettiva.
  • Viene frequentemente rimproverato, accusato di agire in modo stupido o di essere pigro o sbadato, immaturo e di “non impegnarsi abbastanza”.
  • Il quoziente di intelligenza è nella media o sopra la media, ma il rendimento scolastico è basso, specie nelle prove scritte.
  • Si sente stupido, ha una bassa auto-stima, tende a nascondere le debolezze.
  • Tende ad eccellere in materie quali arte, ingegneria, meccanica, costruzioni, amministrazione, vendite, musica, design, e sport.
  • Ha difficoltà a mantenere l’attenzione; sembra “iperattivo”.
  • Gli riesce difficile concentrarsi ed è molto vivace.
  • Va bene agli esami orali, ma ha scarsi risultati in quelli scritti.
  • Apprende rapidamente attraverso l’osservazione, la dimostrazione, la sperimentazione e gli aiuti visuali. E’ bravo a mettere in pratica idee astratte.
  • Sogna molto ad occhi aperti; si perde facilmente nei propri pensieri; perde il senso del tempo.
  • E’ molto lento nella lettura.
  • Può avere una ragionevole rapidità di lettura, ma non comprende ciò che ha letto.
  • Non legge mai per il gusto di farlo. Può essere distratto dal riconoscere “disegni” nel testo scritto e si lamenta che le parole saltano fuori dalla pagina.
  • Legge male ad alta voce. Nella lettura e nella scrittura mostra ripetizioni, trasposizioni, aggiunte, omissioni, sostituzioni o inversioni di lettere, parole e numeri.
  • Durante la lettura può provare mal di testa, giramenti di testa o malessere. Si confonde con alcuni tipi di lettere, numeri o parole e tende ad invertirli.
  • Tende a non ricordare le elencazioni (nomi, cose, numeri, ecc.) specie se in sequenza.
  • Si confonde facilmente con le lunghe spiegazioni verbali, specie se in sequenza. Esprime le sue idee con difficoltà.
  • Nella lettura e/o nella scrittura tende a ripetere sillabeparole e addirittura intere frasi, talvolta legge o scrive parole al contrario, talvolta salta le parole.
  • Dimentica la parte centrale della frase o ciò che ha appena finito di leggere.
  • Trova difficoltà nel compitare correttamente.
  • E’ facilmente distratto da stimoli sonori. Gli capita di equivocare ciò che sente.
  • Ha difficoltà nel verbalizzare i suoi pensieri.
  • Può pronunciare male parole lunghe o trasporre parole e frasi nel parlare.
  • Visione

    Durante la lettura si lamenta di provare sensazioni di movimento o di vedere le parole in movimento o distorte. Può vedere sulla pagina cose che non ci sono. Ha problemi visivi che i test standard non sembrano rivelare. Trova difficile vedere le cose nel modo appropriato.

  • Lateralizzazione

    Può avere difficoltà con i compiti che implicano abilità motorie. Ha difficoltà a copiare o a riassumere correttamente. La scrittura è talvolta illeggibile. Può non essere in grado di leggere la propria scrittura. La scrittura può continuamente oscillare da leggibile a illeggibile. Il modo in cui tiene in mano la penna è inconsueto. Può essere ambidestro. Appare non coordinato e goffo nei movimenti quando gioca o è impegnato in attività sportive. Spesso confonde la destra con la sinistra e il sopra con il sotto.

  • Tempo

    Sperimenta difficoltà nella consapevolezza del tempo, nella sua gestione e nell’essere puntuale.

  • Matematica

    Si basa sulle sue dita per contare. Può essere capace di contare bene, ma ha difficoltà a contare gli oggetti. Non sa amministrare il denaro. E’ bravo in aritmetica, ma non in problemi che implichino il linguaggio. E’ incapace di afferrare i concetti di algebra o del calcolo.

  • Memoria

    Ha problemi con la memoria a breve termine. Generalmente ha un’eccellente memoria a lungo termine. Ha problemi di memoria con l’informazione strutturata in sequenza. Pensa principalmente per immagini e non ricorrendo al dialogo interno.

  • Comportamento

    E’ una persona molto frustrata. Può essere molto disordinato e brama attenzione. In realtà è molto più indietro con gli studi di quanto non appaia.
    In classe disturba oppure fa il buffone, oppure è troppo calmo.
    Può essere emotivo o ansioso in merito ai suoi problemi scolastici, alla lettura, alla scrittura, alla matematica.
    E’ propenso alle allergie. Può avere una soglia di sensibilità al dolore molto elevata o molto bassa. Ha un forte senso del “fair play” e della giustizia. Può essere ipersensibile, emotivo e aspira alla perfezione.

Se questo problema non viene immediatamente compreso nei primi anni di vita scolastica da chi ha la responsabilità dell’educazione del bambino dislessico le conseguenze possono risultare di una certa gravità.

Se il bambino dislessico è sottoposto a un metodo d’apprendimento usuale, egli riuscirà solo con un grande dispendio di energie e concentrazione ad ottenere risultati che per i suoi compagni e per il suo insegnante risulteranno quasi banali e insufficienti. L’età migliore per intervenire è quella prescolare, o primi anni di scuola primaria, perché in questo periodo gli interventi specifici hanno un elevata possibilità di successo.

Questi bambini apprendo in maniera diversificata dagli altri, per loro è indispensabile l’utilizzo di strumenti compensativi che gli permettano un apprendimento adeguato e di pari livello. Tali strumenti, consistono nell’utilizzo di software informatici di sintetizzazione vocale, nell’uso degli audiolibri, nell’uso del pc etc..
Per i bambini dislessici non si ritiene necessario l’appoggio dell’insegnante di sostegno (salvo casi gravissimi). Occorre un’alleanza stretta tra genitori, insegnanti ed esperti del settore.

Lo studente va aiutato a prendere consapevolezza delle sue difficoltà e del suo diverso funzionamento intellettivo: essere una persona diversamente abile non vuol dire essere inferiori agli altri. Occorre conoscere e accettare queste differenze per trovare strategie alternative nell’affrontare i vari compiti scolastici.

  • Credere nell’alunno, nel suo successo formativo, capirlo e sostenerlo nei suoi sforzi, gratificarlo rompendo il circolo vizioso della caduta dell’autostima e offrendogli sfide cognitive in grado di vincere;
  • Ridurre il suo disagio concedendogli tempi più lunghi per svolgere i compiti, elaborare le domande e le relative riposte;
  • Utilizzare strumenti informatici dotati di videoscrittura con correttore ortografico e sintesi vocale;
  • Utilizzare strumenti informatici come dei CD Rom interattivi per migliorare le capacità lessiche e ridurre il danno causato dal disturbo specifico Utilizzare la calcolatrice.

Generalmente i ragazzi dislessici migliorano notevolmente nell’accuratezza della lettura (leggere senza fare errori) e poco nella velocità, che resta sempre inferiore rispetto a quella dei ragazzi di pari età.