Disturbi Alimentari
La diffusione dell’anoressia e della bulimia nervosa è andata progressivamente aumentando nel corso degli ultimi decenni. Oggi si stima che l’anoressia nervosa interessi lo 0,2-0,8% e la bulimia nervosa l’1-2% della popolazione.
Il sesso femminile è più colpito rispetto a quello maschile, con un rapporto di 9 a 1. L’età di insorgenza è generalmente nell’adolescenza o la prima giovinezza.
Entrambi i disturbi sono più frequenti nelle culture occidentali, nella razza bianca e in particolari gruppi a rischio, nei quali si enfatizzano la snellezza e la forma fisica come prerequisiti per il successo (modelle, danzatrici, atlete).
Non esiste una causa unica alla base di queste condizioni.
A determinarle concorrano più fattori: alcuni aspetti della personalità (estrema dipendenza dell’autostima dal giudizio altrui e dai risultati raggiunti; perfezionismo) – relazioni familiari distorte – possibili disfunzioni nei sistemi che modulano le sensazioni di fame e sazietà – fattori socio-culturali (messaggi dei mass-media che enfatizzano la magrezza quale prerequisito per il raggiungimento del successo e della felicità).
Al momento, si ritiene che le maggiori probabilità di successo terapeutico siano garantite dalla contemporanea pratica di counseling dietetico-nutrizionale, interventi psicologici e farmacoterapia.
Nei casi in cui non esistano complicanze organiche e si possa contare sulla disponibilità della persona ad accettare la cura e sulla collaborazione dei familiari, il trattamento è di tipo ambulatoriale.
Qualora la collaborazione del paziente e/o dei familiari non sia ritenuta sufficiente, si preferisce un trattamento in day-hospital.
Il ricovero ordinario in un reparto di degenza si rende necessario soprattutto nei casi di anoressia nervosa con calo ponderale estremo e/o totale rifiuto a rialimentarsi, per cui si deve procedere all’alimentazione mediante sondino naso-gastrico o per via parenterale.
Il ricovero è altresì indicato nei soggetti a rischio di suicidio o quando è necessario allontanare il paziente dal proprio ambiente familiare.
Una volta raggiunto lo scopo terapeutico primario (correzione del regime dietetico-alimentare, scomparsa delle abbuffate e del vomito, mantenimento di un adeguato peso corporeo), è necessario seguire a lungo la persona con colloqui psicologici per prevenire le eventuali ricadute.