Ogni volta che trattiamo un nevrotico con il metodo psicoanalitico, si verifica nel paziente il cosiddetto fenomeno del Transfert: egli riversa cioè sulla persona del medico una notevole aliquota di tenerezza e affetto, spesso frammista a ostilità, che non è basata su alcun reale rapporto, ma che si deve far risalire, sotto tutti gli aspetti, alle antiche fantasie di desiderio del paziente divenute inconsce.
Di conseguenza ogni frammento della sua vita affettiva, che non può più essere mnesticamente rievocato, è vissuto dal paziente nel suo rapporto col medico, ed è soltanto perché ritorna a riviverle nel “transfert”, che egli si convince dell’esistenza e della forza di tali eccitazioni sessuali inconsce.
Il transfert insorge spontaneamente in tutte le relazioni umane, e quindi in quelle tra paziente e medico; esso apporta dovunque, in modo peculiare, influssi terapeutici; e tanto più intensa è la sua azione quanto meno se ne riconosce la presenza.
E dunque non è la psicoanalisi a crearlo: essa si limita a svelarlo alla coscienza e se ne avvale per guidare i processi psichici alla meta voluta.
(Quinta conferenza sulla Psicoanali, 1909 – S. Freud)